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"Quelle cento, mille finestre sono finestre fiorentine, e per questo affatto particolari. Una Firenze torrida e madida, viziosa e capace di guardare il mondo solo in tralice, ma anche inattaccabile nella consapevolezza della propria bellezza, dove le pietre storiche sono appoggi per il sesso o sagome da scorgere, trasfigurate, nell'ansito postcoitale o nell'ansia positiva del desiderio che si sa già in via d'esser soddisfatto - mentre i martiri nei quadri, va da sé, sono echi passati o futuri delle penetrazioni avvenute o a venire. La città che è a un tempo bomboniera e Babele di marmi e pietraforte, quella degli orologi solari di Egnazio Danti e dei Globi Tolemaici di Antonio Santucci, diventa qua, più che sfondo, cornice, veridico bordo inciso e ribattuto del tarocco o del codice, culla e stanza degli Amanti, elemento decorativo eternizzante, strumento di circoscrizione e assolutizzazione del gesto." Prefazione di Vanni Santoni.