Tab Article
Inquieta, ostinata, audace, fragile come una foglia, sempre con la valigia in mano, questa è Samira Negrouche, giovane poetessa algerina ma anche espressione della migliore gioventù di Algeri. Allieva prediletta del grande poeta algerino Djamal Amrani, Samira evoca e invoca nella sua raccolta Jazz degli ulivi la presenza del padre, anzi dei padri, mancanti e presenti: Amrani, Rimbaud, Pier Paolo Pasolini, Jean Sénac, René Char: questo l'albo genealogico e geografico della vita e della biografia letteraria di Samira Negrouche. Ne è l'indicazione culturale del suo essere ponte fra l'Europa e il Mediterraneo. Inquietudine e indicazione di uno stato d'animo. Bagaglio e direzione del viaggio. Sicché le parti più toccanti dei suoi versi sono nel grido che si alza forte per lo svuotarsi della santa Madre Africa che approda dal deserto al Mediterraneo in cerca di pane, libertà e diritti. Partenze. Esilii. Nella seconda parte del suo movimento Jazz Samira Negrouche ricompone la scrittura nell'istante di una parola d'amore. Amore senza ritegno. Amore come libertà e liberazione. Nel grido, nel canto, nell'oblio, per andare oltre l'interdizione della parola che nel corpo trova la sua umanità.