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'A ormai quasi mezzo secolo di distanza dalla lungimirante ambizione con cui Giovanni Getto auspicava di veder realizzato per la cultura italiana un risveglio critico pari a quello che in Francia era sortito dall'illustre impresa di Henri Bremond, l'Histoire littéraire du sentiment religieux, molte resistenze inerziali e pregiudizi storiografici, viziati da astratte idiosincrasie ideologiche, sono stati superati, avviando una feconda stagione di studi e congiunture ermeneutiche che hanno via via arricchito il quadro e la conoscenza, attraverso i secoli, della 'letteratura religiosa' italiana non più circoscritta soltanto a Dante, Tasso, Manzoni o ai grandi interpreti della spiritualità dei primi secoli. La volontà di perseguire, anche nel campo delle espressioni e delle pratiche letterarie, la coscienza e gli sviluppi di una tradizione cristiana fondativa, quanto il 'classico', dei modelli della civiltà occidentale, progressivamente ha imposto nuovi orizzonti critici, con un'attenzione storiografica meno asimmetrica e settoriale, soprattutto nel territorio della modernità dove più drasticamente si era esercitata una certa rimozione laicistica (...)'.