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'Alessandria, fine del V secolo d.C. La città è centro di dibattiti teologici e filosofici, non sempre pacifici, che vedono partecipi cristiani ed elleni (alias pagani). Dopo la rivolta del pagano Illo (484-488) il patriarca Pietro Mongo stipula un misterioso accordo con il filosofo neoplatonico Ammonio, probabilmente una sorta di tregua tra le due comunità. In tale contesto si inserisce la Teosofia, un'opera indirizzata a dimostrare la consonanza tra filosofia pagana e teologia cristiana secondo un'esigenza sinfonica squisitamente tardoantica. Sopravvissuta in forma di epitome bizantina nel manoscritto Tub. Mb 27, da cui la denominazione Teosofia di Tubinga, questo scritto testimonia un tentativo di risemantizzazione cristiana di testi pagani. Nel presente volume si analizza la parte che riguarda gli oracoli degli dèi greci: le parole di Apollo, Sarapide, Hermes, sono interpretate dall'autore, la cui identità rimane ignota, in senso cristiano. I commenti superstiti svelano un'impostazione neoplatonica, riflesso dell'insegnamento praticato nelle scuole filosofiche cittadine.'