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La parodia, lungi dall'essere una mera 'industria' del divertimento, è un'arte complessa e prodigiosa, uno 'spazio' in cui entrano in libero contatto forme e stili eterogenei, materiali disparati, in una sorta di impasto paradossale: nel mondo parodico non c'è più distanza tra ciò che è alto e ciò che è basso, tra ciò che è nobile e ciò che è meschino. Aristofane, il più prestigioso commediografo greco, fa della forma parodica uno degli elementi peculiari e fondanti della sua poetica. Siamo nell'Atene del V secolo a.C. La messinscena delle commedie è parte essenziale delle feste in onore di Dioniso: il 'testo' aristofaneo agisce in un luogo ben determinato, il teatro, frequentato da migliaia di Ateniesi di differente estrazione socio-culturale. Nella commedia intitolata Ecclesiazuse, lo stesso poeta distingue due gruppi di spettatori, l'élite dei 'cólti' e la grande (e rozza) massa dei 'ridanciani': gli uni e gli altri saranno stati destinatari - a livelli diversi, corrispondenti ai loro disomogenei livelli di competenza (...).