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Questa importante opera affronta, con una capacità descrittiva degna di Zola, la vita di una famiglia distrutta dalla noia e dallo squallore. Un romanzo di più ampio respiro rispetto al possibile analogo "La nausea di Sartre", perché, a differenza del romanzo dell'intellettuale francese, cala quel rigetto nella vita in una dimensione concreta e materiale, della vita di tutti i giorni e ha un coraggio quasi spietato a raccontare il dramma di una famiglia, ma forse di un'epoca intera, senza retorica. Emerge poi, non esplicitamente citato, il tema caro alla mistica universale quale quello della "morte in vita", solo rovesciata di segno. I personaggi sono ritratti a meraviglia, indugiando in particolari tutti mai superflui. A Pillat basta un tocco di penna per tratteggiare interi mondi, esteriori e interiori. Il romanzo si apre con una scena che farà ricordare al lettore La finestra sul cortile di Hitchcock, anticipando però la pellicola di otto anni, e si sviluppa intorno alle miserie e alle sofferenze di una famiglia borghese lungo una sola giornata, ricordando in ciò l'Ulisse o La signora Dalloway. Sin dalle prime pagine il lettore non potrà non chiedersi se in fondo a questa morte quotidiana ci sia qualche raggio di luce e di vita.