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Giuseppe Gioacchino Belli, il poeta del popolo e dei popolani romani, poeta "segreto", ebbe il suo monumento che lo ricorda in Trastevere, col quale la sua figura e l'opera sua grandiosa uscirono, si può dire, definitivamente dalla clandestinità e dall'ombra, per l'arte, appresa e coltivata in Roma di uno Scultore Siciliano, Michele Tripisciano (Caltanissetta, 1860-1913). È questa la storia di quel monumento, singolare anche per l'iniziativa popolare per la sua erezione sostenuta da una sottoscrizione pubblica cui concorsero cittadini d'ogni ceto della Capitale della nuova Italia. Attraverso le vicende di quel monumento, si intravede lo spaccato di un ambiente culturale, artistico e letterario, in cui spiccava il ruolo del giornalismo e della poesia dialettale di cui il Belli era ed è il simbolo. E campeggia la figura singolare del sindaco Nathan che favorì l'iniziativa e mirabilmente ne interpretò il significato culturale e politico. E poi il dramma dello Scultore, stroncato da una morte prematura quattro mesi dopo l'inaugurazione di quella che fu l'ultima sua opera.