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"Preludio oscuro, incoerente. Suoni spezzati come quelli dai musici che accordano gli strumenti prima che si levi il sipario. L'opera si sviluppa in quanto copia di un originale destituito di senso. Una ascesi rimemoratrice viene a raccogliersi in se stessa dal corpo linguistico col quale era mescolata. E la composizione si dirama per biforcazioni, la cui direzione pare vincolata solo da ciò che è, per iterazione, ripetibile. Idea del ritmo quale costrizione che offre soluzioni di senso che eccedono la significazione, i personaggi recitano cose che essi non capiscono affatto. Incerta la costellazione delle cose reali. Specchi a deformazione controllabile riverberano impronte nello spazio che l'immagine ha abbandonato. La parola può evadere dal ciclo delle comunicazioni; il tempo metrico le diversifica mediante associazioni impossibili. Figure tra le altre del cielo. Forme di gesti, per disorientamento. Alfine di esprimersi mediante connessioni. 'Ut queant laxis'. In risalire verso il centro remoto del silenzio."