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Un requiem, una scrittura sopra la maceria. Anzi, una riscrittura della maceria in forma di cosa verbale. Petrollo racconta il mondo ripassato al filtro del suo sguardo e della sua vita: biologica e insolente, beffarda e malinconica. E infine la poesia diventa anche un oratorio, una giaculatoria, un inno a gole spiegate del corpo, una litania, nel pieno della liturgia amorosa, a cavallo tra il sacro, il mitologico e il corporale.