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Mark Twain si presenta subito, fin dalle prime pagine, con la sua insofferenza nei confronti degli yankee suoi compagni di viaggio, bigotti e in gran parte molto più vecchi di lui. Con questo primo volume inizia il lungo viaggio di MT nel Vecchio Mondo, che subito gli appare come un museo di morti e d'incomprensibili tesori artistici, accumulati in secoli di latrocinio cattolico, mentre i poveri morivano di fame. E inizia, pagina dopo pagina, la contrapposizione con l'America, vista invece come un fenomenale teatro all'aria aperta, scenario perfetto per un nuovo modello di società e di sviluppo. Un libro di viaggio nel Vecchio Mondo, certo, ma quasi - e forse soprattutto - come MT enuncia fin dall'esordio del libro, uno spietato repulisti del proliferare di luoghi comuni, di sdilinquimenti e "rapimenti stantii" dei tanti volumi pubblicati prima di quella 'letteratura di viaggio' - già diffusa in America - sull'Europa e le sue pretese meraviglie. MT dichiara sin dall'inizio che il suo sarà uno sguardo diretto e spregiudicato delle cose, così come apparvero all'autore in Europa e in Medio Oriente.