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"La mia poesia è sinonimo di dispendio. La mia poesia non ha patria, né famiglia, non è strumento d'alcun potere, né fatuo diletto, ma creazione per mezzo della perdita. Essa vive fuori dai pubblici concorsi e dalle ambite antologie. È poesia senza fissa dimora, è una metropoli in rivolta, è il divino che esige spargimento di sangue... è nutrimento per la nostra potenza vitale più inaccessibile e profonda. Non è 'follia' oggi tanto alla moda, né grido di lotta orchestrato e ben remunerato pubblicato su edizioni alternative... è il sentire di chi non ha volto, di chi non ha paura di gridare amore e morire per esso. Essa è semplicemente poesia. Produzione d'un deserto. Poesia per la vita."