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Metti una sera a cena nel giardino di una casa di campagna, sopra una collina di fronte a Perugia, in un tardo pomeriggio di agosto di un anno qualsiasi. Intorno alla grande tavola ovale, insieme ai profumi e ai sapori che inebriano la mente, va in scena l'elogio dello spiare storie immaginate, legami interrotti, incontri casuali. Angela, Giacca Blu, Carla, Letizia, Paola, Occhiali Rossi, Chiara, Pantaloni Corti e gli altri invitati sfilano come in un corteo sacro a rivelarci le loro vite reali e quelle desiderate, almeno per quella sera. E poi c'è la storia di Giorgio. Vero protagonista della cena sull'erba. Giorgio è il racconto nel racconto, la storia surreale che entra nella storia reale per regalarci un intreccio ben costruito, con uno stile essenziale e asciutto che inchioda il lettore dall'inizio alla fine. E come in una raffinata spy story d'altri tempi la rivelazione del finale è tutta da assaporare. Come il dessert che Carla serve alla fine della cena: "Un vasto e piatto parallelepipedo di ispirazione azteca, alto quasi quanto un mattone e composto di una sublime amalgama di farina, burro, zucchero, uova, cioccolato fondente, cointreau, scorza d'arancia (...). Una goduria. Un'ara sacrificale sulla quale immolare il senso del gusto."