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1981. Mario si è appena laureato in medicina. È obiettore di coscienza e così decide di svolgere il suo servizio civile in Somalia. Non può immaginare che questa scelta condizionerà i prossimi vent'anni della sua esistenza che passerà nelle regioni più tormentate dell'Africa sub-sahariana. Sebbene sia circondato da morte e sofferenza, Mario non rinuncia a immergersi pienamente nella vita: al lavoro tra i bambini della boscaglia, tra le dune del deserto insieme agli sciamani, con i tanti amici e le tante donne della sua vita. Somalia, Sierra Leone, Angola, Mali, Mauritania, Ciad. È proprio qui che si innamora e mette al mondo un figlio. Ma l'Africa è un continente troppo violento e pericoloso per la sua nuova famiglia e così, Mario sceglie di tornare in Italia e di affrontare un periodo di disoccupazione difficile e duraturo. Il racconto della sua vita è affidato a una lunga, intensa lettera. Il destinatario è suo figlio Lorenzo, un bambino bellissimo, sorridente, al quale il padre racconta i colori, i volti e i drammi della terra dove è nato ma dove non può crescere; una terra dove la natura onnipresente, gli spazi e i paesaggi diventano metafora di un percorso di crescita e di trasformazione interiore, di stati d'animo che fanno da contorno a un'esperienza esistenziale spesso complicata, ma ricchissima, sempre vitale e lontana dalle autocelebrazioni.