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"Non so quello che mi piace della Russia. Forse le donne imbronciate, l'autorevolezza con cui pronunciano le parole più dolci, i sorrisi che elargiscono a malincuore. La rudezza degli uomini, quell'aria da orsi brilli, sempre pronti a fare qualsiasi cosa. Forse mi piacciono le loro storie, la tristezza, le vaste pianure..." Quando Cédric Gras, appena sceso dalla Transiberiana, posa gli occhi su Vladivostok, rimane deluso nel non vedere la città della sua immaginazione. L'iniziale disappunto non riesce però a smorzare l'entusiasmo che guida il giovane francese nella conoscenza paziente dell'Estremo Oriente russo e dei suoi abitanti. Con stile vivace e annotazioni divertenti, Gras descrive - al ritmo delle stagioni, delle nevi e dei monsoni - la geografia di questo remoto e quasi favoloso angolo della terra e le sue relazioni con il resto del mondo. Lungi dall'essere un racconto di viaggio in senso tradizionale, "Vladivostok" è il ritratto onesto e affettuoso di una città in bilico tra Russia e Asia, capace di esercitare un grosso fascino sull'autore e di minare i suoi pregiudizi "occidentali". Prefazione di Sylvain Tesson.