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La scenografia è richiesta già in una fase preliminare creativa, ha il compito di restituire il suo apporto drammaturgico partecipando attivamente anche alla partitura dei movimenti [...]; nei nostri lavori non arriva alla prova generale, quando ormai è tardi per lavorare ad una sua integrazione [...]. Carmine Maringola. Carmine Maringola nella scena contemporanea è un esempio di contaminazione virtuosa tra le tre componenti che ne animano la ricerca: architetto, attore, scenografo. Alla formazione di architetto associa la vocazione di performer impegnato in una "cellula napoletana" del Living Theatre, perseguendone la visione rivoluzionaria; un periodo post-laurea di residenza a New York costituisce la sua vera iniziazione artistica. Tornato in Italia, si trasferisce a Palermo ingaggiato in un teatro dove, nel tempo libero dalla "professione" attorica, studia la "macchina scenica", recuperando dall'esperienza pratica la manualità e l'artigianalità del teatro sette-ottocentesco, guidato dalla consapevolezza degli spazi, propria ad un architetto. Dall'incontro con Emma Dante si genera un lungo e resistente sodalizio di vita e lavoro che «[...] a partire dall'innesto partenopeo nel corpus geneticamente palermitano della Sud Costa Occidentale [...]» lo vede impegnato nella ricerca delle relazioni tra azione performativa e segni drammaturgico-scenici (A. Barsotti). Il testo ne delinea un ritratto, attraverso gli spettacoli a cui partecipa come attore - guidato dalla Dante con cui firma le scene - e le opere liriche di cui è artefice delle scenografie.