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In meno di tre anni di carriera, nell'arco di un pugno di canzoni e nel giro frenetico di qualche concerto, i Sex Pistols hanno sconvolto le tradizionali unità di misura della popular music, costringendo giornalisti, operatori del settore e pubblico ad attrezzarsi di fronte alla rottura delle regole che fino a quel momento avevano disciplinato il grande circo dell'industria musicale. La loro è stata un'incursione rapida, incosciente e letale dentro le consuetudini del rock. A trentacinque anni dall'uscita, Never mind the bollocks, here's the Sex Pistols, il loro primo e unico album in studio, contiene una miniera di riferimenti attuali che rappresentano un punto di non ritorno. I Sex Pistols sono stati espressione della generazione che per prima sentì sulla sua pelle la fine del progresso e che annunciò il declino dell'impero musicale britannico, cantando e decretando ufficialmente il marcio e la decadenza della cultura occidentale. Ancora oggi, dunque, le loro canzoni compongono i diversi capitoli di un manuale per decostruire il linguaggio corrente, arrivare al cuore del rapporto tra la nascosta falsità dello spettacolo e l'ostentata rappresentazione del "vero" e sabotarne i meccanismi più reconditi. Un patrimonio imprescindibile per chi voglia ancora compiere la missione impossibile di decifrare e smascherare il compromesso delicato che governa l'intrattenimento musicale e che, in maniera a volte giocosa e a volte drammatica, oscilla come un pendolo impazzito tra realtà e finzione.