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In principio era il feeling, quella miscela esplosiva di visceralità, calore e urla rituali, l'incontro tra il sacro gospel e il profano rhythm'n'blues. Soul music, la musica dell'anima, la chiamavano: il genere nato negli Stati Uniti degli anni Cinquanta con Ray Charles e Sam Cooke ed esploso nei Sessanta con artisti come Otis Redding, Solomon Burke, James Brown, Wilson Pickett, Aretha Franklin. "Sweet Soul Music" cattura quelle emozioni e ripercorre quegli anni eccitanti ricostruendo attraverso una miriade di interviste ai protagonisti la storia delle etichette, dei musicisti e delle canzoni che hanno reso possibile il sogno dell'integrazione tra bianchi e neri. È la storia di complicati intrecci di origini miserabili e sogni borghesi, ambizioni estetiche e tentativi di ascesa sociale, impulsi anarchici ed etica mercantile. È una storia in cui ci sono eroi e malvagi, anche se, come sempre nella vita, a volte è difficile distinguerli. È la storia, soprattutto, della scoperta inebriante della propria identità da parte degli afroamericani e dell'abbattimento dello steccato che fino ad allora aveva diviso pubblico bianco e di colore: il soul, il frutto amaro della segregazione trasformato in uno slancio di autodeterminazione, è stato un fenomeno sociale e culturale che ha accompagnato passo dopo passo il movimento per i diritti civili americano, fino alla sua frammentazione all'indomani dell'assassinio di Martin Luther King.