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Fino al secolo scorso l'esistenza di uno scritto di Tommaso Campanella in difesa delle Scuole Pie era nota solo attraverso due notizie indirette: l'una contenuta nel Syntagma de libris propriis, l'altra in una lettera di tale Giovan Battista Costantini a Giuseppe Calasanzio, fondatore dell'Istituto e dell'Ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie o Scolopi. Composta tra il 1631 e il 1632, l'Apologia pro Scholis Piis non ebbe mai un'edizione a stampa e dovette circolare in un numero esiguo di copie, finendo più tardi nella lista di scritti perduti o irreperibili del frate calabrese. Solo nel 1932 l'allora Procuratore Generale delle Scuole Pie, L. Picanyol, rinvenne nell'Archivio Provinciale del collegio scolopico di Carcare (Liguria) un manoscritto non originale dell'opera, recante il titolo di Liber apologeticus contra impugnantes Institutum Scholarum Piarum, che resta ancora oggi l'unico esemplare superstite. Il volume presenta il testo latino e una nuova traduzione del curatore, con ampia introduzione e apparato di note. L'apparato critico al testo latino registra tutte le differenze rispetto al manoscritto e al testo delle precedenti edizioni.