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In questo fascicolo, monografico, considerando l'evoluzione storica del processo che porta alla nascita dei Cultural Studies, si vuole rendere conto del mutamento semantico del termine cultura e del processo di massificazione politico-culturale che ha investito le società occidentali tra modernità e postmodernità. La Cultura, con la C maiuscola, e al singolare, designa una funzione intellettuale volta alla conservazione dei valori e dell'ordine che su di essi si fonda di fronte alla 'marea montante' di pericoli esiziali per la civiltà stessa d'Occidente: i totalitarismi dell'interbellum e le strategie di propaganda che li segnano, ma anche la civiltà della pubblicità, della suasione di massa e dei consumi, con una tendenza progressiva e ancora irrisolta alla traslazione tra Cultura alta ed elitaria e cultura massificata. Nella seconda parte trova spazio il dibattito critico sugli studi culturali, preceduto da un esaustivo panorama sullo stato dell'arte, soprattutto in relazione alla comparatistica, panorama in cui si mettono in evidenza la natura ibrida, pluralistica, e l'eterogeneità teoretica dei Cultural Studies, il loro porsi come un'autentica sfida sia all'elitismo atrofizzato delle tradizionali discipline accademiche sia alle strutture di potere egemoniche: dando voce agli "esclusi dal racconto storico", gli studi culturali rivalutano il centro a partire dalla periferia e disperdono la teleologia del 'progresso' occidentale in un divenire più complesso e infinito.