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I tre racconti qui proposti, inediti in Italia, fanno parte della raccolta "La scuola delle vecchie mogli" (1905). I personaggi che Lorrain mette in scena hanno tutta l'aria di essere degli 'Arnolphe' al femminile della "Scuola delle mogli" di Molière: vecchie dame, nonché principesse, che, di volta in volta spudoratamente tradite, imbrogliate, insultate dai loro giovani amanti, spasimanti o mariti che siano, si coprono di ridicolo per il solo fatto di aver voluto dar retta all'ultimo richiamo della passione. Così, si fanno derubare non solo dei soldi ma anche della dignità da una gioventù spregiudicata cui è probabilmente venuto meno l'amore materno ma che sicuramente sa come approfittare dell'occasione. In un caso come nell'altro, è all'opera l'astuzia e a nulla servono il sentimentalismo, la lascivia o la cupidigia per attenuare l'impatto della cruda realtà. Satira impietosa su sfondo ameno come quello della Costa Azzurra, così di moda agli inizi del Novecento. Truculenza del gioco della seduzione che non è mai fine a se stesso e obbedisce alle leggi naturali della sopravvivenza. Niente di più moderno in questa partita in cui l'importanza della posta in gioco si rivela solo alla fine, lasciando al lettore il piacere ultimo di assaporarne la lezione. Scacco matto da parte di uno scrittore che sa colloquiare coi grandi, non solo del passato (Molière) ma anche contemporanei (Verlaine, la cui poesia "Colloquio sentimentale delle Feste Galanti" Lorrain certamente conosceva).