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Si nasce editori come si nasce poeti, disse una volta Formíggini. Proprio vero: l'editoria, così come la poesia, non s'improvvisa. E lui con quella dote riuscì anche a diventare l'editore meno noioso del suo tempo. Il fatto è che Formíggini fu talmente tante cose da ingarbugliare ogni tentativo di classificazione: uomo ironico, ebreo che si sentiva italiano, editore, fondatore di riviste, scrittore, filosofo dell'umorismo. La sua vita di ebreo assimilato fu interrotta nel 1938 dalla tegola delle leggi razziali, contro cui decise di protestare col gesto più eclatante che ci sia: il suicidio. Questo libro narra la vita di un uomo straordinario, ma attraversa anche drammi e scempiaggini di quel ventennio fascista in cui fu attivo.