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Dolly è una madre, adottiva, ossessiva. Controfigura spietata della "yiddishe mame", che poi assomiglia molto all'onnipresente mamma italiana. Dolly è la madre che pensa sempre al peggio, che tormenta per proteggere, che ti scruta nelle viscere. Ma "Dolly City" è anche un libro sul rapporto con la terra d'Israele e con una città, Tei Aviv, colta nel suo squallore e la sua vitalità, nella sua anarchia ecologica e la violenza della vita urbana e moderna. Un romanzo in cui miti e luoghi comuni sono annessi con spensierata disinvoltura alla narrazione, stravolti, dati già per distrutti, per allestire la scena sulle loro macerie fumanti.