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La tradizione della fede, una fede che "prevale sulle dottrine che la rappresentano", è una tradizione vivente. Per questo l'esperienza religiosa e la stessa indagine teologica non sono mai fini a se stesse, perché raggiungendo Dio raggiungiamo anche l'uomo e la sua storia. Lungo questa direttrice, Raniero La Valle si interroga sull'enigma della libertà, nella quale, più che nella ragione, trova lo specifico umano e la radice divina dell'uomo, e lo fa assumendo le sfide del mondo, il dramma della crisi spirituale e politica italiana, e dedicando alcune pagine bellissime all'amore e al matrimonio, al mistero del male e del peccato. Su tutto emerge la modernità del messaggio, ormai irrinunciabile, del Concilio Vaticano II, emblema del rinnovamento della Chiesa del nostro tempo e dell'umanità stessa: l'uomo non è sfigurato, nella sua stessa natura, dalle conseguenze del peccato originale, ma dispone dei doni necessari per affrontare le prove e prendere in mano la storia. Alla domanda più drammatica tramandataci dal Novecento, la risposta è: "Sì, ce la possiamo fare". Nella visione conciliare Dio non si è pentito dell'uomo, vi rimane come immagine e sposa le cause della sua recente liberazione: nel lavoro e nelle lotte sociali, nella riconquistata dignità della donna, nei rapporti fra le nazioni, nel riscatto dei popoli dal dominio e dalla guerra. Nelle parole semplici ma rivoluzionarie di Giovanni XXIII, "Pacem in terris", la pace è per la terra: il paradiso, non l'apocalisse.