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"Francesco Percoco sembra avere il dono dei grandi poeti, ovvero quello di far fluire le idee dalla pancia alla penna, senza passare attraverso la testa, che imporrebbe alle cose di scorrere attraverso il filtro selettivo della ragione, autentico killer delle emozioni. Il controllo razionale che quotidianamente applichiamo alle nostre frasi, calibrando i discorsi sulla base di aspettative, quieto vivere e bisogni concreti, deve essere alieno dal comporre poetico, che va a librarsi nel mondo delle immagini inconsce, nell'universo delle figure oniriche, legate sulla base di associazioni di suoni, non certo di senso. I versi di 'Cantata sulle sponde' non sono dunque parole assemblate secondo i dettami del logos greco, bensì note su un pentagramma, accordi in grado di evocare una dolce melodia solo nelle orecchie di coloro che si approcciano alla lettura col cuore e non con la mente." (Dall'Introduzione)