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Ogni famiglia è un microcosmo, dentro v'è di tutto come in un reticolato di strade dritte o tortuose che si incrociano e di altre che fingono uno sbocco ma non vanno da nessuna parte; in una famiglia le anime convivono e, anche quando si separano, in realtà non si dimenticano. Ma la morte le estingue del tutto o no, o solo in parte? Se cambia la topografia familiare che conoscevamo, fino a quando ne resta memoria? Alla fine decadono o no le nostre personali responsabilità o ne avanza traccia in quelli che vivranno ancora? Sono alcune delle domande esistenziali che si pone l'autore in questo Poema familiare, con il quale, ironizza, "mi sono giocato le carte (i documenti?) che mi condurranno all'ultima dogana". Forse a nessuno queste pagine gioveranno, salvo convincere che parlare di poesia, e leggerla, è comunque lenitivo passatempo se non toccasana, ma che, quando diciamo "addio", è davvero per sempre e più a niente si rinvia.