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Giorgio Vigolo è stato il primo critico a proporre una rilellura non più in chiave folclorica della produzione belliana. Quest'opera, che vide le stampe nel 1963, subito dopo il centenario dalla morte del Belli, è uno studio sull'enigma del "Poeta di Roma". Fino ad allora, nonostante l'interessamento del neorealismo nei confronti della letteratura popolare e dei dialetti, Belli era stato relegato a semplice fonte documentaria sugli usi e costumi della Città Eterna sotto il governo dei Papi. Grazie a Vigolo e alla sua prosa suggestiva e appassionata, l'apporto culturale e il valore poetico del massimo autore romanesco divennero inconfutabili e stimolarono numerosi e importanti studi successivi.