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Pubblicato nel 1949, "La casa di mio padre" è il primo romanzo di Orhan Kemal, un libro ricco di elementi autobiografici vivificati da una vocazione narrativa che trascolora in una luce di ottimismo gli elementi più tragici e duri dell'esistenza. Kemal ripercorre in prima persona l'infanzia e l'adolescenza di un "signor nessuno" che l'autore immagina di aver incontrato per caso in un caffè. Figlio di un funzionario statale politicamente impegnato, nel corso del romanzo il protagonista passa da un'infanzia relativamente agiata nella Turchia sconvolta dalle turbolenze politiche legate alla fine dell'Impero ottomano a un'adolescenza segnata dalla miseria più nera durante l'esilio della famiglia in Libano. Al centro della vicenda campeggia il conflitto del figlio con un padre dal carattere complesso, una figura tratteggiata dall'autore con l'abilità e l'estro di un pittore amante dei colori forti e del chiaroscuro. Nella girandola di situazioni difficili, tragiche e talvolta comiche in cui viene coinvolto suo malgrado, il giovane eroe non perde mai l'entusiasmo per la vita e la speranza in un futuro migliore, dimostrando sempre un profondo sentimento di solidarietà per gli altri uomini, indipendentemente dall'estrazione sociale o dalla cultura di appartenenza.