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Oggi si rischia di rispondere alla globalizzazione e alla paura del futuro con antistorici muri. Tuttavia, nelle società sempre più «al plurale» riprende con maggior forza il progetto dell'educazione interculturale che mette in dialogo visioni diverse, non solo etniche ma anche sociali, politiche ed economiche. Le migrazioni, fenomeno che accompagna i mutamenti demografici e l'invecchiamento dell'Europa, si presentano nel quotidiano con molti volti diversi: «seconde generazioni» nelle scuole, rifugiati dal disordine mondiale, badanti con gli anziani, adolescenti soli, lavoratori indispensabili ma invisibili. Il dialogo interculturale, che non pretende di assimilare né relativizza le differenze, crea persone sensibili, capaci di vivere insieme e consapevoli di un destino comune, per rendere cittadini coloro che credevamo stranieri.