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Carlo Pestelli involontario erede di una canzone italiana - ma non solo - che dalla sua Torino ha preso piede (pensiamo a "Cantacronache" o all'amico-maestro Fausto Amodei); continuatore di un teatro musicale - ma non solo - tutto giocato fra satira e impegno, fra gioco e racconto; illegittimo figlio della storia musicale dei nostri ultimi cinquant'anni - ma non solo si prende e ci da "Un'ora d'aria", produzione attesa e matura, che lo vede accanto a una nutrita schiera di amici e collaboratori in un percorso di parole e musiche che viene arricchito per l'occasione dalle opere di Cristiana Daneo e dalle parole di Pier Mario Giovannone, che fra l'altro scrive: "Tra blues, folk, flamenco e significante di parole si muove l'architettura di questo Un'ora d'aria. Sono pietre di fionda, mosse da un pungolo, da un ronzio che David ha in testa ("con sempre nella testa quel rumore") e che diventa avamposto per chi tira a Golia, e ossigeno per chi ascolta senza volersi riparare."