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Sul finire degli anni sessanta la percezione diffusa in Italia, non solo tra i giovani, di una imminente esplosione rivoluzionaria orientò culture, linguaggi e comportamenti individuali e collettivi e generò un flusso quasi inarrestabile di parole nel tentativo di definire con esattezza un progetto rivoluzionario. Tuttavia, nonostante i ripetuti e ostinati tentativi di dare all'idea della rivoluzione una definizione precisa, nelle differenti anime del movimento si diffuse una molteplicità di modelli diversi, a volte contrapposti. La prima e decisiva discriminante dimorava nella contrapposizione tra rivoluzione violenta e rivoluzione nonviolenta. Su questo nodo culture diverse e diverse matrici ideologiche o religiose di volta in volta si incontrarono e si sovrapposero, o entrarono in collisione e si scontrarono fragorosamente.