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Dopo aver percorso i grandi scenari del Novecento nel libro "Leggere il tempo nello spazio", Karl Schlögel, maestro nell'interrogare fonti storiche inusuali come planimetrie ed elenchi del telefono, architetture e orari ferroviari, si rivolge ora alla nuova Europa, dando voce alle sue città. Le città di Schlögel sono spesso luoghi inattesi, come la lituana Marjampole, dove tutte le automobili del continente si radunano e vengono smistate per la vendita; o Niznij Novgorod, "capitale intermedia" dell'immensa Russia, sede di esperienze architettoniche sorprendenti; ma anche la Budapest di Lukács e la Kosice di Sándor Márai. Oppure sono i grandi centri della modernità - San Pietroburgo e Ginevra, Rotterdam e Napoli, Mosca e Berlino. Città in costante mutamento. Piccoli crogiuoli multietnici e multilinguistici, vere e proprie città bazar. Città vistose e colorate, città esauste, deperite nell'autoisolamento e nella guerra, nelle cui vene scorre però la linfa del futuro. Città vibranti. Il filo che lo storico insegue nel suo dotto passeggiare tra rovine e segni esuberanti del nuovo è quello di una rilevanza non scontata, di un ruolo, talvolta sommerso ma decisivo, che ciascuno dei luoghi attraversati copre nella mappa, che si va disegnando, di un'Europa mutevole e inattesa, dove dialogano storia e geografia, ferite ed esperimenti, cultura e vitalità del nostro continente.