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Le giovani cinesi che rifiutano il cibo, i superstiti dello tsunami di fronte allo stress generato da un trauma che ha sconvolto le loro vite, i giapponesi suicidi per il troppo lavoro hanno qualcosa in comune: vivono e descrivono il loro disagio secondo modelli di importazione. Hanno imparato dall'Occidente a riconoscere le malattie, a dare loro un nome, di fatto a orientarle. Questo libro racconta un viaggio intorno al mondo alla scoperta di una forma fino a oggi poco indagata di colonialismo culturale, quello che esporta, accanto alle medicine, le stesse malattie; che influenza i sintomi insieme al linguaggio usato per definirli.