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Opera centrale per semiologi, filosofi e letterati, il volume è un'indagine ricca e molto attenta dei rapporti che legano natura e linguaggio, percezione e comunicazione. Jean-Claude Coquet, linguista, allievo di Benveniste e di Greimas, si occupa, in queste pagine, non tanto di proporre una nuova differenza tra fusis e logos, ma di capire come i due universi si articolano, attraverso quali operatori grammaticali il linguaggio sa farsi realizzazione della percezione. Per un linguista-fenomenologo come Coquet, c'è un continuum tra il linguaggio, il mondo nel quale il soggetto si trova e sul quale agisce, e l'essere. La tenuta dell'articolazione tra natura e forme linguistiche è alla base delle relazioni intersoggettive, dell'instaurazione del rapporto con l'altro. Di questo nesso Coquet fornisce svariati esempi. Così, nel lessico, la parola "città" ha come sostrato il logos se è greca (polis è infatti "un'entità", "un corpo astratto, origine e fulcro dell'autorità") o la coppia fusis e logos se è latina (civitas riunisce non dei cittadini ma dei concittadini, dal momento che civis raffigura esattamente l'"uno per l'altro": "è civis per me colui per il quale io sono civis"). È la forma linguistica a trasmettere il tipo di esperienza in gioco.