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Anche le città, a volte, si spostano. Ce lo dimostra la singolare vicenda di Mazagão, enclave della cristianità in terra infedele, catapultata da un giorno all'altro nel Nuovo Mondo. Eretta nel Cinquecento dalla corona portoghese, la piazzaforte marocchina di Mazagão, una zattera di pietra a cavallo fra la terraferma e l'oceano, resisterà eroicamente per più di due secoli alle incursioni e agli assedi dei mori, divenendo il simbolo della Reconquista e il fiore all'occhiello dell'amministrazione lusitana. La quale, però, avendo mire ben più ambiziose in Brasile, quella terra dell'oro che come un miraggio si estende di là dall'Atlantico, non esita a trasferire i suoi coraggiosi soldati della fede nel cuore dell'Amazzonia, dove, una volta fondata Nova Mazagão, dovranno dimenticare il loro glorioso passato e ricominciare da zero. E così, nel 1769, per i cittadini di Mazagão ha inizio un lungo periplo destinato a concludersi molti anni dopo: un viaggio che li vedrà sostare a Lisbona prima di fendere le acque dell'Atlantico e li lascerà abbandonati a se stessi a Belém, in attesa che le mura e le abitazioni della nuova città siano pronti a ospitarli. Ma è possibile spostare una città da un continente all'altro senza farle mutare natura? E dopo tutti quegli anni le persone che sono partite possono davvero dirsi le stesse al loro arrivo?