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La notte del 6 luglio 1945 un gruppo di partigiani irrompe nel carcere di Schio aprendo il fuoco sui "fascisti" lì rinchiusi e uccidendo 54 persone tra uomini e donne. Per comprendere più diffusamente questo episodio e per valutare il suo significato storico e le sue implicazioni etiche è necessario esaminare criticamente i miti e le forme della Resistenza entro cui esso si iscrive. Particolare attenzione viene dedicata al ruolo svolto dal Partito comunista italiano nella costruzione del mito della Resistenza durante i primi anni della guerra fredda, quando l'interpretazione delle vicende storiche avveniva in chiave politica. Partendo dalla ricostruzione di questo avvenimento viene data voce ai diversi punti di vista sulla legittimità del ricorso alla violenza durante la Resistenza. Nell'ultima parte del volume l'autrice ritorna sull'eccidio di Schio e, attraverso numerose fonti orali, esplora le complesse dinamiche di questo episodio finora sottaciute.