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Finalmente, dopo quarant'anni, per la prima volta un'antologia raccoglie 34 racconti scritti da Edward D. Wood Junior tra la fine degli Anni Sessanta e i primi Anni Settanta quando, per pagare l'affitto, il regista americano avviò un'intensa attività di scrittore. Sono storie che, in origine, erano destinate a riempire gli spazi bianchi tra le foto delle pin-up nei girlie magazines dell'epoca. Wood, che aveva tentato in tutti i modi di sfondare a Hollywood, affronta nei racconti tematiche scomode per quegli anni, come il feticismo e il travestitismo, che lui stesso praticò. Cimiteri, bordelli, strade di provincia, ma anche palazzi lugubri e verdi campi da golf fanno da scenario alle ossessioni di un uomo che in vita ha subito umiliazioni e fallimenti, ma che, decenni prima dell'avvento di Facebook e di Instagram, ha saputo creare la propria identità attraverso l'artificio. E che, tra fiumi di alcol, schizzi di sangue e golfini d'angora, emerge ora come l'autentico maestro del pulp.