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Donizetti affermava che del "Guglielmo Tell" Rossini aveva indubitabilmente scritto l'atto primo, terzo e quarto, ma l'atto secondo era direttamente opera di Dio. "Che cosa sia successo nel mezzo - afferma Gianni Zagato, autore di questa intervista immaginaria a Gioacchino Rossini pubblicata 150 anni dopo la sua morte - francamente non lo so. Ma mi chiedo: di uno che è nato il 29 di febbraio, il cui nome si può indifferentemente scrivere Gioachino e Gioacchino, pur essendo stato registrato all'anagrafe come Giovachino, che scrive lettere indirizzate al Padreterno, che fa aspettare il re d'Inghilterra per essere ricevuto e lo rimbrotta quando sbaglia un tono tenorile nel duetto allestito a corte, che prima di salire al cospetto dei Rothschild passa ogni volta dal cuoco Carème in cucina, dove si sofferma a lungo, di uno così, che lascia un'immensa eredità al Comune di Pesaro, consentendo a migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo di scoprire i propri talenti musicali, di un tipo così, ci si può non innamorare, dilettantisticamente ed esistenzialisticamente? Provateci voi, se ne siete capaci".