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Poche persone accumulano entusiasmo per la vita, profumi, sapori, risate, lacrime, rabbie, nostalgie, desideri: ma nessuno più dell'autore riesce a commutare la gioiosa voracità, a trasformare questa ardente e solare pienezza di sensi in un canto a tal punto ombroso e ricco di visioni da segnare esso stesso una distanza, un salto o meglio ancora, forse, una capriola tra la poesia e il personaggio che l'ha generata. Parole che scavano, parole che si rincorrono, parole che giocano tra loro, parole nuove che non esistevano e a cui dare casa, albergo e rifugio, parole che aprono la soglia a un'inusitata sapienza, a paradossi, salti, ribaltamenti, calembour, frammenti di aforismi, virtuosismi, peripezie notturne. E così ci si sente tutti poeti, a pensare a lui - che sarebbe anche un contagio benefico, per una volta, e consolatorio. L'esito più straniante, il riconoscimento più prezioso per chi nei libri di poesia andrebbe cercando qualcosa di vivo.