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Dialogo tra una mamma e il suo bambino poco prima di cena. Mamma (spazientita): "Ma stai ancora giocando con le figurine?!". Bambino (infastidito): "Mamma, sto attaccando le figurine, non sto giocando!". Non tutte le attività infantili sono gioco e questo dialogo è indicativo della diversa interpretazione che ne danno adulto e bambino. Si crea così un equivoco che, se è privo di rilevanza nelle naturali relazioni umane tra genitori e figli, diventa rischioso quando si colloca in una relazione di aiuto, sia essa terapeutica o educativa. Il libro si occupa di smontare alcuni stereotipi attraverso una ricerca attenta sulle attività infantili nei primi 6-7 anni di vita, un'analisi dei giochi degli adulti, la costruzione di una teoria del gioco in armonia con il pensiero degli studiosi in questo campo e le osservazioni che emergono dal lavoro terapeutico psicomotorio con bambini con diverse tipologie di disturbi. Il volume descrive allora il gioco come un'attività di confine con la realtà e con l'arte, attività creativa che tuttavia, a differenza delle altre, è completamente gratuita. E in questo stanno la ricchezza e il limite.