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Al termine "capitale" viene solitamente associata l'immagine di un insieme di beni materiali, uniti a somme di denaro accumulate nel tempo. Questa visione è però riduttiva: perfino gli economisti oggi riconoscono che, al di là di una soglia sufficiente di reddito, il benessere individuale e l'equilibrato funzionamento di una società dipendono da fattori di natura extraeconomica. Si fa spazio, così, il concetto di "capitale sociale", che fa riferimento a tutti quei beni di natura immateriale di cui la persona, a livello micro, e la comunità, a livello macro, godono. Sono la qualità delle relazioni, la possibilità di investire su rapporti di fiducia, la presenza di una rete di sostegno solida, la condivisione a decidere in modo forte della felicità dei cittadini e a diventare una risorsa decisiva, una vera ricchezza, seppur non quantificabile. Ecco allora il forte interesse a questo tema da parte delle scienze sociali. In particolare l'agire educativo si trova investito di un'importante responsabilità: se il capitale relazionale e umano è così significativo per lo sviluppo di una persona, quali contesti esperienziali sono da proporre? Su cosa deve puntare l'offerta dei servizi rivolti sia al singolo che alla società nel suo complesso? Il presente volume raccoglie e sviluppa questi interrogativi, analizzandoli da punti di vista diversi, nella volontà di problematizzare la posizione dell'educativo rispetto al tema del capitale sociale.