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Il venticinquennio che va dall'ascesa al trono di Vittorio Emanuele III all'instaurazione dello Stato totalitario copre un periodo di lenta ma costante evoluzione della politica estera italiana che da triplicista assoluta si avvia a interpretare in modo nuovo e più dinamico il suo ruolo di potenza grande tra le grandi. Aveva cominciato Emilio Visconti Venosta ad allentare il vincolo che legava il paese alla Triplice riaprendo il dialogo con la Francia. Il suo successore, Prinetti approfondisce il discorso fino a firmare col governo francese una sorta di trattato di contro assicurazione in opposizione agli alleati. Giolitti e Tittoni non rinnegano questa politica ma essendo filo-triplicisti ne attenuano le punte estreme. Spetta al marchese di San Giuliano, un convinto triplicista, avviare il distacco dagli alleati che saranno poi Salandra e Sonnino a completare. La vittoria nella prima guerra mondiale apre all'Italia notevoli prospettive di crescita politica in campo internazionale senza dittatura e senza avventure, ma la presa di potere del fascismo impedì di cogliere questa grande occasione.