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Il volume si inserisce nell'ormai consistente mole dei fashion studies che in questi anni è fiorita in Italia. Lo spazio che gli autori si sono ritagliati mette in relazione due Paesi importanti per la loro caratterizzazione di creatività. I giovani, pur essendo una 'presenza incompleta' sul piano della produzione, diventano protagonisti come consumatori: tuttavia si tratta di consumatori dinamici che non si limitano ad acquisire le marche, ma si guardano tra loro e guardano le vetrine trovandovi il 'nuovo' e interpretandolo per essere sempre 'alla moda' trasformando quest'ultima in qualcosa di 'innaturale' che li distingue. Le pratiche di moda giovanile (e non solo) sono una continua reinterpretazione effettuata per ricercare una regolarità da infrangere, in modo tale da ottenere una conferma sia della differenziazione sia dell'omogeneità. L'occidentalizzazione del Giappone è attuata 'alla giapponese' cioè rimanendo 'non occidentale': il riconoscimento di sé, della propria identità, infatti, è più forte dell'omologazione, specialmente in un Paese in cui il gruppo è più forte dell'individuo.