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Trenta fotografi del Fotoclub Padova hanno donato a Giovanni Sato una loro fotografia, che il poeta-fotografo ha tradotto in poesia. L'incipit che ha dato inizio al Realismo della Luce non è stata la ricerca di un tema preciso, ma un ispirarsi alla fotografia più varia per dare parola all'immagine. Quindi poesia ispirata dalle fotografie: dal ritratto di strada al paesaggio, dal mare in tempesta alla torre del castello attraversata da luci variopinte, dalla corsa sulla spiaggia con effetti di mosso, ai bambini che guardano il volo dei gabbiani. Lo sguardo dell'obiettivo vuol essere un frammento del mondo tradotto in poesia, che a sua volta per Giovanni Sato si trasforma in frammento di emozione. Le immagini diventano un arcobaleno di versi: la foto della ragazza attraverso la vetrina di un negozio, la prima ad ispirare la raccolta, diventa l'inizio di un percorso nel mondo della metrica e del ritmo, della metafora e dell'emozione. La poesia attraverso la metafora trasforma l'oggetto mentre la fotografia, che ferma l'istante, viene trasformata nella voce dell'anima che quell'immagine ispira. E le poesie escono dal nascondiglio segreto, dove le parole prendono forma e diventano immagini esse stesse, sorelle della fotografia, fermo-immagini del cuore.