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Con Antigone. Libertà e destino, il poeta e drammaturgo A. Cabianca completa la trilogia Le donne del mito. In Medea. La perfezione dell'ombra, Cabianca descrive Medea come madre amorevole, sposa ripudiata, straniera scacciata dai corinti, che si vendicano di lei lapidandone i figli. Ha indagato, in Clitennestra. La saga degli Atridi, le ragioni di Clitennestra, più seguendo Alfieri che Eschilo, raccontando di una regina violentata dagli invasori achei, i quali le uccidono marito e figlio, e la fanno schiava-regina. Ora in Antigone. Libertà e destino l'autore racconta gli ultimi tragici eventi che colpiscono la discendenza di Edipo e indaga sull'insanabile contrasto tra le leggi della polis e le leggi del sangue, trasformando la scelta di Antigone di seppellire il fratello in una rivendicazione, come è in Alfieri, di libertà contro la tirannide. L'intensità e la profondità dei sentimenti delle protagoniste, pur nella tragicità degli eventi che le colpiscono, smascherano le trame dei regnanti, la banalità e brutalità dei meccanismi del potere. Queste figure femminili, tra le più inquietanti del mito antico, acquistano in queste riletture forma diversa e nuovi significati.