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Olimpia Lunardi ha rivisitato un periodo della sua vita compreso tra il 1940 e il 1948, affidando alla memoria il compito di rievocare gioie, angosce e drammi intensamente vissuti giorno dopo giorno nella sua famiglia e nella piccola comunità di Corte di Piove di Sacco, raccontati con uno stile narrativo semplice, che si incupisce quando affronta situazioni difficili e tuttavia non la distolgono da un fermo proposito: venire a capo dell'oscura scomparsa del fratello Giacomo durante la strage di Codevigo del maggio 1945. Il carattere autobiografico e in parte romanzato del racconto mette in luce la vita spericolata di Vanessa, che deve fare i conti con eventi sconvolgenti, situazioni imprevedibili, conflitti, ipocrisie, intolleranze, emozioni, affetti. Un tratto costante che attraversa queste pagine è l'immagine del tradimento che si presenta in forme e con volti diversi, vero o presunto che sia, che ci lascia con il fiato sospeso in attesa del tradimento successivo.