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Il saggio di Gian Paolo Prandstraller "Storia come piacere" è un'indicazione penetrante di come si possa conoscere la storia in modo nuovo, facendo ricorso alla "reviviscenza" d'un personaggio, riportandolo cioè "in vita", nel suo ambiente, attraverso l'intelligenza d'un rielaboratore. L'autore applica tale concetto al giovane Galileo Galilei, che giunge a Padova nel 1592, ventottenne, come professore di matematica, e inizia nella città veneta la propria carriera, solidarizzando con uomini eminenti come l'anatomista Fabrici D'Acquapendente, il filosofo Cesare Cremonini, gli umanisti Giovanvincenzo Pinelli e Gianfrancesco Sagredo, il grande compositore Claudio Monteverdi. L'esperienza padovana dello scienziato raccontata ne "Le galline pavàne di Galileo" pone la figura del matematico nel quadro storico che avvolge Venezia tra il secolo XVI e il XVII, quando la Repubblica, cui Padova appartiene, stretta tra la Spagna e l'Impero Ottomano, sfidata nel suo stesso mare, è tuttavia uno degli ambiti più liberi del mondo, quello che consente lo sviluppo della scienza moderna.