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Siamo nell'America degli anni '50, l'epoca del boom e del nazionalismo esasperato. È finita da pochi anni la guerra in Europa, dove si sono immolati molti ragazzi americani dalle radici europee. Gli USA cercano figure esemplari per rafforzare il senso di appartenenza. L'esplosione di Rocky Marciano sul ring è lo specchio di ciò che vuole la gente. Un eroe invincibile. Rocky riesce a detenere il titolo del mondo e a ritirarsi imbattuto dopo 49 vittorie (e ben 43 ko) su 49 incontri da professionista. Molti critici della boxe gli rimproverano la sua grezza tecnica e i suoi difetti fisici, come lo scarso peso e la limitata statura. Ma Rocky possiede qualità che pochissimi pugili sono stati in grado vantare durante un secolo e mezzo di boxe moderna. La sua aggressività ai limiti del regolamento e una resistenza quasi sovraumana ai colpi degli avversari lo rendono presto il pugile-guerriero per antonomasia, disposto ad incassare tre pugni pur di metterne a segno uno. Rifiuta anche la semplice possibilità di poter essere sconfitto e, incontro dopo incontro, inizia a credergli anche il mondo. Un eroe apripista di una serie infinita di storie di pugilato.