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"Volevamo ripensare la figura della madre evitando di trattarla soltanto come portatrice di un destino biologico e di una funzione extrasoggettiva; ci interessava discutere di narrazioni che non archiviassero la maternità dentro il perimetro simbolico di un'origine lontana, di un ricordo o di un feticcio ideologico; volevamo sperimentare uno sguardo che trasformasse il mondo della madre in un'avventura, in qualcosa che non 'è' soltanto, ma che 'esiste'. Insomma: invece che come un monumento muto, pauroso e ingombrante, volevamo trattare la madre come un'identità culturale e relazionale, non solo emotiva." (Le curatrici)