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"Chi disse 'Preferisco aver fortuna che talento' percepì l'essenza della vita", è l'amara constatazione con cui Woody Allen apriva il suo film "Match Point". Secondo il grande regista americano abbiamo paura di riconoscere quanto la buona sorte conti nella vita, al punto da far finta di nulla o, come ha scritto Jean Cocteau, da considerare la fortuna uno strumento utile soltanto a spiegare il successo degli altri. In questo libro Robert H. Frank, economista della Cornell University, mostra come non voler vedere gli aiuti che la buona sorte ci elargisce - non solo i piccoli colpi di fortuna quotidiani, ma anche il fatto di essere nati in un paese occidentale, di godere di buona salute o anche solo di aver ricevuto il supporto della propria famiglia - non rappresenti soltanto una mancanza di umiltà: pensare al proprio benessere come frutto esclusivo del proprio duro lavoro tende infatti a consolidare un pregiudizio cognitivo che disincentiva a condividere con gli altri quell'insieme di fattori che, se messi in circolo, contribuirebbero a creare un ambiente più fortunato, favorevole e ricco di opportunità per tutti.