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La crisi, per l'Europa, non è una novità. Già un trentennio fa, il termine "eurosclerosi" veniva usato per indicare le difficoltà europee a fronte dei successi di quelli che, all'epoca, erano considerati i sistemi più dinamici. Eppure la crisi odierna, istituzionale oltre che politica, economica e sociale, sembra essere più incalzante di quelle passate. In un contesto globale radicalmente mutato, forti divergenze tra le performance economiche dei paesi membri sembrano mettere a repentaglio lo stesso progetto di pacifica unificazione di Stati sovrani, nonostante il primato europeo tra le potenze industriali resti intatto, e nonostante i vantaggi di cui i cittadini europei hanno potuto beneficiare negli anni recenti. Stiamo dunque per assistere al tramonto dell'Unione Europea, o esistono strade che possono essere percorse per evitarlo? E qual è, o quale può essere, il ruolo dell'Italia? Quali soluzioni si devono dare alle questioni tra loro strettamente legate, europea e italiana, per uscire dalla crisi? Il libro muove da tali interrogativi e propone delle risposte, mostrando come la via di uscita debba passare da riforme strutturali e istituzionali che puntino su una maggiore integrazione e sulla riaffermazione della vocazione manifatturiera come motore del progresso economico civile. Perché "l'Europa", scriveva Thomas Mann, "è la terra della ribellione, della critica e dell'attività riformatrice", e oggi, come in passato ha ancora una volta la possibilità di stupire e rigenerarsi.